di Luca Brignole e Alessandro Marinelli dell' Associazione Campanari Liguri
Cenni storici
Una sottile striscia di terra compresa fra i monti ed il mare i cui paesi sono aggregati attorno al campanile. Per la sua natura geografica, i ristretti territori parrocchiali non hanno mai avuto bisogno di grandi campane.
Anticamente, almeno fino alla fine del XVIII sec. i complessi campanari erano costituiti da 3 campane (grossa, mezzana e piccola). Nelle città invece, le chiese più importanti e le Cattedrali potevano contare su complessi di 5-7 campane.
Le campane anticamente erano inceppate in legno a mezzo-ambrosiano, movimentate per mezzo della stanga o aspetta collegata direttamente all’inceppatura.
Il sistema di montaggio dal dopoguerra è divenuto a battaglio cadente, con utilizzo di ceppi in metallo tipici del suono ambrosiano, ma meno contrappesati, che conferiscono maggiore velocità alle campane rispetto al sistema lombardo.
Gli annunci (festivi o funebri) prevedevano sia l’utilizzo di campane ferme che in movimento (distesa e rotazione completa). In alcune parrocchiali poteva accadere che le due campane maggiori fossero basculanti e la minore fissa in quanto utilizzata solo a scampanio per segnalare le lente agonie ed i veloci rintocchi (bottin o ciocchétti) per l’inizio delle funzioni religiose.
Solitamente la campana maggiore veniva suonata a distesa per annunciare l’Angelus, la mezzana segnalava la messa, i funerali prevedevano la distesa di 2 o più campane a seconda delle classi e questo almeno fino al dopoguerra.
Le funzioni religiose solenni erano annunciate con 3 distinte suonate fatte un’ora prima, mezz’ora prima, un quarto d’ora prima.
Ogni suonata era divisa in due parti, prima il suono della baudetta, baadétta in dialetto, ossia il suono con campane ferme; al termine si mandava la campana maggiore in concerto da entrambi le parti ed i suoi rintocchi alternati allo scampanio delle campane minori.
In linea di massima queste, con alcune eccezioni, erano le tecniche principali praticate almeno fino al primo dopoguerra, differenziate da quelle odierne per l’inceppatura in legno delle campane e, di conseguenza, per una maggior velocità di rotazione di queste ultime.
Ancora attorno agli anni ‘50 sulla quasi totalità dei campanili si suonava con il metodo “a cordette” , dato che il numero dei bronzi si fermava in media a 5.
Il virtuosismo prevedeva l’esecuzione di brani per campane del repertorio “classico” , ossia quello per 5 campane, oltre che a inni, marce religiose, inni patriottici o ballabili.
Fu l’aumento del numero delle campane che portò l’introduzione della tastiera, si dice grazie agli scambi commerciali che esistevano tra i porti liguri e le Fiandre.
Nel ponente, diversamente, fino alla recente elettrificazione rimase, e rimane, prevalentemente in uso il sistema a cordette, vista la media dei concerti , che si attesta intorno alle 3-5 campane.
Nel genovesato e nel Levante invece, dagli anni ’60 in poi,ci furono primi concerti numerosi e si arrivò alle 12 campane.
A partire dagli anni ’70 avvenne l’elettrificazione della maggiore parte dei concerti e, purtroppo, non sempre con raziocinio.
In molti luoghi alcuni pregevoli complessi sono stati alterati con aggiunte inopportune o con la rifusione di campane antiche, le tradizioni e i modi di suonare locali sono stati cancellati e, dove non c’era più il campanaro, sono andati perduti
Nel 2005 nasce l’Associazione Campanari Liguri (contatti a piè di pagina) con l’obiettivo di promuovere e salvaguardare l’arte campanaria ligure interessandosi al ripristino dei concerti manuali inutilizzati e alla cura di quelli esistenti.
CARATTERISTICHE DEI CONCERTI LIGURI ATTUALI
Numero di campane minimo e massimo dei concerti liguri divisi per zone
(vi sono ovviamente eccezioni)
I CONCERTI LIGURI
REPERTORIO MUSICALE
A differenza delle altre tradizioni campanarie italiane, dove sono prevalenti sequenze ordinate di suoni eseguite con campane in movimento, la tradizione campanaria ligure privilegia l’esecuzione di melodie a campane ferme, o “a carillon”. In dialetto “battaggiàte".
Il repertorio musicale per battaggiare è formato da:
REPERTORIO PER CAMPANE FERME |
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Segnali |
Rintocchi delle ore, dell’agonia, della S.Messa, dell’Adorazione Eucaristica |
Brani per campane |
Di carattere allegro, in forma di marcia o valzer, sono quasi tutti anonimi, tramandati, da sempre, da ogni generazione di campanari |
Inni religiosi |
Ovviamente rielaborati ed adattati all’estensione del concerto su cui sono eseguiti. |
Rielaborazione di brani del repertorio canzonettistico e patriottico |
Esecuzioni di classici conosciuti, soprattutto del cosiddetto ballo liscio |
Rielaborazione di brani del repertorio colto |
Raramente eseguiti |
Altro spazio importante è riservato alle cosiddette “tecniche miste”: ossia quelle che prevedono l’uso di una o due campane in movimento contemporaneamente al suono delle altre ferme.
Le tecniche miste presentano rilevanti differenze d’esecuzione fra Ponente, Levante Ligure e Genovesato.
Il repertorio musicale per tecniche miste è formato da:
REPERTORIO TECNICHE MISTE |
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Sonata con campana a concerto o a dùggiu (dialetto) Detta anche: Sonata con campana a bicchiere / Sonata con campana “in piedi” / Ducale |
Classica tecnica mista caratteristica della Liguria; la più praticata fra tutte le altre tecniche miste qui elencate. La campana a bicchiere non è necessariamente il campanone, ma dipende dal grado della solennità, dalle usanze locali e dal numero di campane presenti. |
Sonata “alla romana” o all’ingrànde (dialetto) |
Tecnica mista, relativamente recente, con le due maggiori a bicchiere, usata solo in alcuni luoghi (solitamente per la fine e l'inizio della processione per la Festa Patronale). |
Campana a distesa + accompagnamento delle altre ferme |
Usato come segnale per Feste minori, Messe non solenni o dove l’elettrificazione non abbia predisposto il suono a bicchiere cancellando le tradizioni locali. (Si tratta di una situazione purtroppo diffusa.) |
Bomboni o Bumbuìn (dialetto) |
Tecnica mista per le feste solenni usata solo a Genova e in alcune zone limitrofe: Questo schema si ripete più volte e subisce variazioni sostanziali a seconda delle usanze locali. |
L’uso delle sole campane a distesa o a bicchiere senza accompagnamento musicale delle altre suonate da ferme (tipico, ad esempio, della tradizione lombarda), è da associarsi, prevalentemente, per richiami e funzioni funebri. Fanno eccezione alcune zone del Genovesato (Genova città compresa) e alcune zone del Levante ligure orientale della diocesi di Spezia-Sarzana-Brugnato.
REPERTORIO PER SOLE CAMPANE IN MOVIMENTO |
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Campane a distesa |
Segnale funebre o novena dei Morti |
Scale discendenti con rintocchi di campane a bicchiere (simili al sistema lombardo) |
Segnale funebre |
Due campane a distesa |
Solo nel Genovesato come segnale funebre. Tre campane per la morte di un sacerdote |
Tutte le campane a distesa ("a gloria") |
Solo nel Genovesato ed in alcune zone dell’estremo levante ligure come segno di solennità |
Ovviamente a seconda delle usanze locali si troverà l’uno o l’altro sistema.
COME SI SUONA
Le campane ferme vengono azionate principalmente in tre modi:
A “CORDETTE”
Si tratta della tecnica più antica e, anche se si parla di corde, in realtà si tratta di catenelle.
Il battaglio di ogni campana è collegato ad una catena, collegata al muro e parallela al pavimento della cella campanaria.
Su questa catena se ne inserisce un’altra perpendicolare ad essa e collegata agli arti del campanaro:
A seconda del numero di campane suonate, il campanaro ne afferrerà:
N.B. Il suono “a cordette” di 8 campane è un evento molto raro data l’estrema esperienza ed abilità richieste per eseguirlo.
Non esiste una maniera univoca per azionare le corde, ma, di solito, le due campane maggiori sono collegate ai piedi. Alcuni campanari suonano seduti su una sedia, od un’asta di legno, altri in piedi.
Il sistema a corde, a differenza della tastiera, offre la possibilità di agire sulla dinamica sonora permettendo di ottenere “piano” e “forte” (cosa impossibile alla tastiera).
A TASTIERA
Si tratta di una tecnica per suonare relativamente recente, resasi necessaria per suonare concerti con più di 6 campane. Tale sistema è stato poi applicato anche ai concerti da 4, 5 e 6, per i quali non era stato concepito.
È formata da un’intelaiatura di ferro e da un numero di grandi tasti di legno, o in ferro, che corrisponde al numero di campane presenti.
Premendo un tasto si aziona il battaglio della campana corrispondente.
Prima di suonare ogni campana mobile viene inclinata con la “bocca” verso l’esterno in modo che la distanza fra il battaglio e il labbro della campana dove esso va a rintoccare sia minore di quella normale. In tal modo sarà necessario applicare meno forza su ogni tasto affinché il battaglio vada a colpire le pareti interne.
Il battaglio di ogni campana è collegato ad una catena, collegata al muro e parallela al pavimento della cella campanaria.Su questa catena se ne inserisce un’altra perpendicolare ad essa e collegata al tasto da percuotere tramite ganci regolabili.
I PESTELLI: SEGNO DISTINTIVO DELL’ARTE CAMPANARIA LIGURE
Solo in Liguria, per percuotere i tasti della tastiera, i campanari utilizzano dei pestelli in legno come questi.
La parte inferiore è rivestita in gomma dura in modo da attutire il colpo e da non danneggiare pestello e tasto.
Essi sono il vero e proprio segno “distintivo” del campanaro ligure che suoni a tastiera, poiché sono pochissimi i campanari liguri che percuotono la tastiera a mani nude.
TASTIERA “DRITTA” O “ROVESCIA”
Altra prerogativa esclusivamente ligure riguardo alla tastiera è quella di avere due modi per disporre l’ordine delle campane rispetto ai tasti.
Nel Genovesato si tende ad avere i bassi sulla destra: l’ordine dei suoni è quindi rovesciato rispetto a quello dei normali strumenti a tastiera.
In parte del Levante invece i bassi sono a sinistra.
Da dove deriva questa disparità?
Il fatto di suonare “alla rovescia” è giustificato da alcuni in questo modo:
avendo i bassi, e quindi i battagli più pesanti delle maggiori, a destra, ed essendo la mano destra più forte della sinistra, si può suonare più agevolmente esercitando maggior forza sui battagli più grandi e pesanti.
La “mezza nota” (in dialetto), ossia la settima minore, è collegata ad un tasto rialzato di dimensioni inferiori rispetto agli altri che ricorda i tasti neri del pianoforte. Nella foto seguente la mezza nota è il tasto rialzato illuminato maggiormente dalla luce.
AZIONE MANUALE SUI BATTAGLI
Questa tecnica si applica particolarmente nel Ponente Ligure, in campanili di modeste dimensioni, con 3 o 4 campane.
Il campanaro afferra direttamente, o con l’ausilio di una fune di pochi centimetri due campane.
Il battaglio della terza campana è collegato ad una fune premuta con un piede o tirata con una .gamba.
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