di Valerio Rasi et al.
Si è preferito raggruppare questi sistemi di suono in un unica pagina per svariati motivi. Premesso che sicuramente molti fenomeni campanari non sono giunti ai giorni nostri perchè cancellati dal tempo o dalle automazioni, i sistemi di suono praticati oggigiorno talvolta in esempi unici nei loro generi, sono la testimonianza di alcuni stili che un tempo godevano di un areale di diffusione molto più ampio.
Alcuni luoghi invece non hanno mai visto nascere sistemi di suono autoctoni, probabilmente per una bassa considerazione della musica in liturgia (di cui le campane sono in fondo volenti o nolenti parte integrante ed espressione esterna all'edificio), o magari perchè a causa della presenza del semplice slancio che non consente praticamente nessun virtuosismo o manovra specialistica nel suono manuale, il compito di campanaro sottointeso come semplice tiratore di corde, è stato sempre delegato a sacristi e chierichetti. Questo approccio semplicemente utilitaristico alle campane, si rileva anche in altri aspetti generali relativi ai bronzi e al loro rapporto con il popolo in questa parte d'Italia, quali:
-- la presenza rara di veri e propri concerti (=intonazione reciproca dei bronzi musicalmente sensata);
-- l'assenza di fonderie con una produzione espressamente dedicata all'aspetto musicale;
-- l'assenza (salvo eccezioni) di campane notevoli da un punto di vista timbrico e acustico;
-- l'estraneità quasi totale della gente alla seppur vaga idea che le campane si suonano in tanti modi così diversi nelle diverse zone.
Sicuramente tutti i sistemi di montaggio in uso dalla Toscana procedendo verso Sud consistono nello slancio (che ricordiamo essere la maniera più ancestrale e semplice per far suonare una campana in movimento, ma allo stesso tempo il sistema che ne provoca la massima resa acustica).
Sulla precedente affermazione vale però la pena spendere due parole.
Non è affatto vero che comunque preso un campanile a caso in questi tre quarti dell'Italia le campane siano montate sempre a slancio. Ci sono molti esempi di montaggio alla veronese e più che mai all'ambrosiana quasi sempre però senza che si sfruttino le potenzialità peculiari relazionate a quel sistema di montaggio; in altre parole non vedremo mai campane all'ambrosiana o alla veronese suonate portandole a bicchiere (vedi i sistemi ambrosiano e veronese) nel Lazio o nell'Umbria ad esempio; spesso è già un fatto notevole se il responsabile del campanile conosce almeno il nome del sistema di montaggio presente per le sue campane! Il montaggio estraneo al luogo si verifica:
-- nei casi in cui le campane provengono da una fonderia del Nord che automaticamente le fornisce dotandole di quell'armamentario, spesso l'unico disponibile;
-- oppure quando si preferisce montare campane con contrappeso e battaglio cadente per sollecitare di meno la torre e avere meno decibel e una minore richiesta di sforzo fisico per il suono manuale;
-- oppure quando in alcuni casi si sostituiscono gli armamentari per volere di qualcuno.
Il secondo presupposto tra quelli appena citati ha fatto si che, per venire incontro soprattutto al problema delle sollecitazioni e dei decibel, molte ditte iniziassero a montare il cosidetto sistema di mezzo-ambrosiano o a distesa veloce. Si tratta di un sistema automatizzato che impiega un ceppo di forma "ibrida" (ne esistono di diverse forme e tipi) che non è né ambrosiano né veronese ma che di fatto presentando i perni di rotazione a metà del vaso bronzeo genera un movimento lento (al limite sempre più veloce del veronese) che provoca di fatto la caduta del battaglio (meccanica del battaglio cadente vedi Introduzione ai sistemi di suono).
Resta il fatto che il battaglio cadente e più che mai le campane all'ambrosiana o alla veronese "a bicchiere", in questi luoghi, sono indubbiamente un qualcosa di insensato filologicamente parlando e di anomalo nel sentire comune.
Tratteremo quindi questa sezione parlando per lo più di fenomeni locali.
SISTEMA UMBRO - Consulenza di Giordano Ciabatta (PG)
La tecnica in uso nell' Umbria consiste nel suono misto (comprendente campane in movimento ed altre ferme suonate con il solo battaglio) del numero classico di 3 o più raramente 4 campane. Quando la grossa viene fatta roteare sostando con la bocca verso l'altro (viene cioè suonata a bicchiere) e le altre a scampanio la concertazione si chiama a seconda del posto rinterzo, oppure doppio (quest'ultima denominazione è più in uso attorno al perugino); quando a suonare a bicchiere invece è la seconda grossa (nel caso di 4 campane) o la mezzana (nel caso di 3) l'esecuzione si chiama falsetto. Si tratta di tecniche di suono che non fanno uso di armamentari particolari poichè comprendono un montaggio della campana rigorosamente a slancio e l'utilizzo di molta forza fisica per portare questa con la bocca verso l'alto. Per muovere la campana maggiore ci si ancora con delle funi saldamente legate al soffitto della cella (o ad una trave posta in prossimità di quest'ultimo) e si calcia sul ceppo, cioè si agisce con la forza delle gambe spesso in coppia facendo in modo che il movimento del bronzo dall'una e dall'altra parte sia incrementato rispettivamente dagli sforzi dell'uno e dell'altro doppiarolo o cepparolo (vedi foto in basso); si tratta di figure del tutto analoghe ai travaroli calciatori bolognesi (vedi il sistema bolognese). Assieme a questi troviamo un batoccolaro (nelle prime tre foto seduto di spalle) o due da parti opposte che si trovano in basso e hanno il compito di regolare il moto del battaglio durante il movimento impedendo il suono soprattutto nella fase iniziale che tipicamente nello slancio produce rintocchi deboli ed irregolari così come nelle fasi di arresto; quando successivamente la campana inizia a descrivere archi di rotazione molto ampi che possono finalmente consentire una serie di rintocchi regolari il battaglio viene lasciato libero; analogamente nella fase finale si evitano i rintocchi sempre più distanziati e deboli. Tale pratica è effettivamente il primo affinamento dello slancio ed in fondo tende ad essere utilizzata in diversi sistemi e tradizioni che adoperano questo sistema di montaggio che ricordiamo essere il più semplice tra tanti.
Suonata sul campanile di Ferentillo
Anche in questa regione non vi è un'attenzione per l'assemblamento musicalmente ragionato di più bronzi nello stesso campanile, pertanto è proprio l'impatto estetico della tecnica e la vivacità ritmica dalle sensazioni angosciose e allarmistiche a salvare l'aspetto meramente musicale. Ovviamente la campana suonata a bicchiere non permette di essere apprezzata al meglio poichè dopo la percussione il battaglio rimane poggiato al bronzo riducendo la durata del suono di molto.
Nell'Umbria le ricerca da parte degli appassionati di campanologia sono ancora in corso, allo stato attuale delle conoscenze possiamo dire che probabilmente questa tecnica era in uso fino alla prima metà del secolo anche ad Assisi (Basilica di S.Francesco e Chiesa di S.Chiara) nella Val Nerina, sicuramente sulla torre civica di Cascia (PG) fino agli anni '50 e tutt'ora a Ferentillo (TR). Su altri luoghi ci si riserva di accertare di persona.
Possiamo supporre con buona approssimazione che la graduale estinzione di questa tecnica probabilmente tra le più antiche data la sua meccanica spiccatamente spartana, sia dovuta principalmente all'elevato livello di rischio fisico causato dalla velocità delle campane in rotazione e dalla ristrettezza dei campanili umbri, oltre che ad una sostanziale estraneità dei giovani all'arte campanaria (che non vuol dire disinteresse) alla quale diventa ancora più difficile approcciare nel caso di tecniche poco conosciute che non consentono errore.
GUBBIO (PG)
ll sistema di suono dell'Umbria trova il suo esempio più famoso nel suono del Campanone della Torretta del Palazzo dei Consoli nella cittadina medievale di Gubbio (PG). Questo fenomeno è ciò che rimane di un tradizione di suono un tempo estesa su un territorio molto più ampio utilizzata più o meno in tutta l'Umbria. Il suono del Campanone di Gubbio è indubbiamente il più famigerato tra gli eventi campanari dell'Italia centrale, anche considerando la sua maggiore visibilità per passaggi televisivi ripetuti e per l'alta considerazione di cui gode all'interno del suo luogo, talmente alta da rappresentare per gli Eugubini un vero e proprio rituale, una colonna sonora che accompagna manifestazioni folkloristiche e avvenimenti importanti.
Il Campanone di Gubbio
Per completezza di informazioni su aneddoti e dati tecnici sul Campanone di Gubbio consigliamo di cliccare qui(link is external)
Per questa campana e per le altre campane presenti non citiamo dati perchè già presenti nel link soprastante, bensì aggiungiamo solo le informazioni mancanti. Le note sono Do3 crescente per il campanone, Sol3 per la mezzana e Mi4 per la piccola.
In aggiunta a quanto di già esauriente si trova in rete mostriano alcune foto che immortalano una sequenza dell'alzata del campanone. E' da rilevarsi una singolarità: il batoccolaro tiene molto vicino il battaglio al bordo inferiore e fa si che la percussione per i primi rintocchi (almeno da quella che è la sua parte) avvenga proprio in questo punto; dopo un certo numero di rintocchi il battaglio viene lasciato libero di suonare secondo la sua meccanica intrinseca, colpisce cioè il bordo superiore come di regola inevitabile dello slancio (vedi introduzione ai sistemi di suono). Il peso del battaglio è pari a più del doppio del suo peso ideale e questo ha provocato un approfondimento notevole dei punti di battuta.
SISTEMI DI SUONO NELLE MARCHE - di Armando Belluti Presidente dell' Associazione Campanari Marchigiani "Francesco Pasqualini"
Caratteristiche dei concerti marchigiani
Il sistema marchigiano prevede concerti composti solitamente di tre – quattro campane, raramente di cinque o più campane, perchè le modeste dimensioni della maggioranza dei nostri campanili non permettono il montaggio di molte campane, che sono posizionate sulle finestre e più raramente al centro degli stessi.
Le campane marchigiane, come nel sistema bolognese, vengono montate totalmente all’esterno dei perni di rotazione, con il ceppo che funge solo in minima parte da contrappeso. Questo fa sì che oscillino molto velocemente, permettendo al battaglio di colpire alto durante la risalita. La movimentazione dei bronzi di piccola e media grandezza, avviene per mezzo di corde, collegate alla campana tramite l’aspa, una lunga leva di legno o ferro a forma triangolare, che aiuta a far leva sul ceppo. Più bassa è l’aspa, minore sarà lo sforzo necessario a mettere in oscillazione le campane.Le corde vengono fatte scendere fino alla base del campanile, per comodità del campanaro, che così non è costretto a salire fino alla cella campanaria per le ordinarie funzioni religiose. Le campane di grandi dimensioni (10 quintali e oltre), possono essere suonate a corda, ma di solito vengono e venivano calciate, cioè messe in movimento con la spinta dei piedi sui ceppi, a seconda del peso, da uno o più persone fino a portarle nella posizione a bicchiere, vale a dire con la bocca rivolta verso l’alto. Questa pratica altamente spettacolare di calciare il campanone (vedi i campanari di Gubbio), è caduta presto in disuso con l’elettrificazione della stragrande maggioranza di questi concerti.
Fino agli precedenti la seconda Guerra Mondiale, il materiale più usato per realizzare i ceppi era il legno di quercia o essenze simili. Nel dopoguerra, assieme alla rifusione di molte campane rimosse durante il conflitto, la fonderia Pasqualini di Fermo (AP), rimuove quasi ovunque i ceppi in legno e li sostituisce con i caratteristici ceppi in ghisa stampata di propria produzione. Ancora oggi, a distanza di mezzo secolo, in quasi tutti i concerti delle regione sono presenti i ceppi Pasqualini, che per la loro particolare forma sono diventati l’emblema di riconoscimento dei campanili marchigiani.
L'Associazione Campanari Marchigiani ha sede a Grottazzolina dove ci sono due concerti praticabili:
Chiesa di San Giovanni Battista
Concerto di tre campane in LA minore, con le seguenti dimensioni: maggiore (LA) diametro cm 80, mezzana (DO) cm 70, piccola (MI) cm 55., intitolate rispettivamente alla B. V. del Perpetuo Soccorso (Patrona del paese), a San Giovanni Battista e al Sacro Cuore di Gesù.
Chiesa del SS. Sacramento e Rosario
Concerto di tre campane in SOL maggiore, con le dimensioni: campanone (SOL) cm 93, mezzana (SI), cm 75, campana piccola (FA) di cm 60, dedicate rispettivamente al SS. Sacramento, alla Vergine Addolorata e a Santa Petronilla. Il concerto è stato elettrificato negli anni ’60.
Entrambi i concerti sono stati realizzati nel 1955 dalla ditta De Poli di Vittorio Veneto (TV) e solennemente battezzati il 2 Dicembre dello stesso anno. Il montaggio a slancio è realizzato con ceppi in ghisa della ditta Pasqualini di Fermo.
Arrone, 29 agosto 2009 - L'Associazione Campanari Marchigiani in concerto durante il I° Raduno dei campanari del Centro Italia
Suonata religiose eseguite nella parrocchia di Grottazzolina
A festa
La suonata d’allegrezza, è riservata per tradizione alle principali feste religiose dell’anno (Patrono, Corpus Domini ecc.). Questa suonata richiede almeno due persone nelle cella campanaria e a diretto contatto con le campane. In questa suonata si possono distinguere quattro fasi: l’alzata, l’accompagno, la calata e infine la chiusura della suonata stessa.L’esecuzione di questa tecnica non richiede particolari doti musicali, ma certamente una discreta resistenza fisica e un buon senso del ritmo da parte dei campanari che la eseguono.
La prima fase, l’alzata, consiste nel portare il campanone con oscillazioni sempre maggiori, a distesa, cioè ad una determinata ampiezza di oscillazione (mai nelle posizione a bicchiere). L’alzata avviene d’apprima senza che la campana emetta alcun suono, cioè frenando con una mano il battaglio, che rilasciato solo al termine dell’alzata, andrà a colpire alto nei due punti di battuta con due colpi secchi della stessa intensità. Appena il campanone ha raggiunto il giusto règime di rotazione, può iniziare l’accompagno, che consiste in una serie di rintocchi svelti dati con la campana piccola (più raramente con la mezzana), che non devono mai sovrapporsi a quelli del campanone (che dà il tempo alla suonata), ma devono per così dire andare a riempire l’intervallo di tempo fra un tocco e l’altro della grossa. Il campanaro addetto all’accompagno, si serve del battaglio solidale alla campana e di un piccolo martelletto in ferro detto patocchittu, tenuti entrambi nelle mani, percuotendo il vaso sonoro sia all’interno che all’esterno. La melodia tradizionale “…don dindin din din don…” tramandata di generazione in generazione, può lasciare spazio ad arrangiamenti personali, spesse volte improvvisati. Per non rendere la suonata troppo monotona e ripetitiva, si intervallano fasi di accompagnamento a fasi di distesa di solo campanone.
Segue la fase della calata, che può avvenire con o senza l’accompagno e consiste semplicemente nel riportare il campanone allo stato di quiete. All’arresto del campanone, si esegue il ritornello della chiusura, consistente in una rullata con la campanella, seguita da un tocco forte di campanone, che segnala la fine della suonata.
Tre giorni prima dell’inizio di ogni solennità religiosa (tranne che a Pasqua), si usa preannunciare con due suonate giornaliere, a mezzogiorno e al tramonto, l’inizio dei vari festeggiamenti alla comunità.
A Messa
Nei giorni feriali si suona la mezzana a semplice distesa, accompagnata dalla piccola a tocchi o a distesa, mezzora prima della funzione religiosa; ad un quarto d’ora dall’inizio, si ripetono 20 tocchi di campanone, seguiti dopo breve pausa da 20 tocchi dati con la piccola. All’entrata del parroco tre tocchi di campanone.
Nei festivi, per dare maggiore solennità all’annuncio, si aggiunge anche il suono della grossa. Una tecnica più elaborata, ma caduta ormai in disuso, prevedeva le seguenti suonate:
Mezzora prima, distesa di due o tre campane per qualche minuto, poi si arrestava la grande e la mezzana e si continuava a suonare solo la piccola sempre a distesa ancora per un minuto, al termine del quale, si davano subito venti tocchi di campanone, seguiti da venti di piccola; dopo un quarto d’ora sì “rintoccava” come sopra.
Bisogna precisare che il suono a distesa non viene mai eseguito in modo sincronizzato (come avviene per esempio nel sistema toscano, del tutto simile per caratteristiche tecniche al nostro) ma a caso, senza una precisa cadenza ritmica.
A morto
Alla notizia della morte, si suona l’agonia nel modo seguente: suono dell’Ave Maria, poi sequenza di un tocco per ogni campana, nell’ordine campanella, mezzana, campanone, molto lentamente fino all’estinzione totale del riverbero, per una ventina di tornate. Se il defunto è uomo, si ripetono tre serie da venti tornate ciascuna, due serie se il defunto e donna. Il giorno del funerale, per annunciare la S. Messa, si suona una sequenza di tocchi, seguita da una distesa di solo campanone. All’entrata e all’uscita della bara, si suona di nuovo a tocchi come prima.
Per la morte del vescovo, si danno due tocchi per ogni campana, per la morte del Papa tre tocchi per ciascuna campana.
Alla morte di un bambino, si suona a morticino, vale a dire la sola campanella a distesa.
Un tempo si suonava anche a piòe (a pioggia) per allontanare i temporali e scongiurare la caduta della grandine. Invece durante le festività, si suonava a richiamo, che consisteva in due distese di campanone dopo la suonata della Messa, per richiamare i confratelli alla processione che seguiva la S. Messa.
Calendario delle principali festività in cui si suona l’allegrezza a Grottazzolina
17 Gennaio, S. Antonio abate;
Pasqua di Resurrezione;
Prima Domenica di Giugno, solenni festeggiamenti in onore alla B. V. del Perpetuo Soccorso;
Festa e processione del Corpus Domini (data variabile da Maggio a Giugno);
24 Giugno, natività di San Giovanni Battista;
15 Settembre, festa e processione della Madonna Addolorata;
10 Dicembre, festa della B. V. di Loreto, patrona delle Marche (Questa suonata ha la particolarità di essere eseguita alle ore 3, del mattino fra il 9 e 10 Dicembre, per rispettare la tradizione che vuole l’arrivo della Santa Casa al colle di Loreto proprio a quell’ora di notte).
TRASACCO (AQ) - Consulenza del Sig.Maurizio Fosca e dei Campanari di Trasacco
La tradizione del suono manuale a Trasacco è stata riportata alla luce da un gruppo di ragazzi sulla base delle testimonianze di un trattato di un parroco scomparso da diversi anni, Don Evaristo Angelini e di un vecchio campanaro appartenente all'ultima delle generazioni che si dedicavano a questa attività che secondo testimonianze varie vede la presenza dei campanari a Trasacco da circa 3 secoli.
Prima di ciò per almeno qualche decennio le campane dell'antica chiesa di S.Cesidio e Rufino Martiri hanno annunciato le funzioni suonando automaticamente. Gli scritti di Don Evaristo riportano una ventina di suonate descritte senza un codice di codifica (numeri o altro) ma con la sola elencazione degli attacchi delle pause del numero di tocchi. Ogni suonata è enfatizzata soprattutto in relazione a quello che è il suo significato.
Il sistema di montaggio è un semplice slancio con campane azionabili direttamente dalla cella e ciò che caratterizza le singole suonate non è una vera tecnica ma la struttura orchestrale propria di ogni singolo brano: le suonate infatti si compongono di varie parti ognuna delle quali prevede in un suo tempo musicale determinate campane suonate col solo battaglio insieme o in sequenza e/o altre in movimento magari limitando l'azione del battaglio nella parte iniziale e in quella finale dell'oscillazione per eliminare i colpi irregolari durante l'avvio e la fermata delle campane.
Le suonate sono caratterizzate da nomi popolari e significati particolari e l'intonazione inusuale su un accordo che procede per quarte (Do#3 Fa#3 Do#4 Fa#4) insieme ai momenti di pausa e a tempi musicali precisi produce un risultato musicale di grande suspence e atmosfera con una leggera ansia, soprattutto nella suonata della festività di Ognissanti chiamata Còscine, Cuscinèlle, Cuscinìje mbò con la quale si chiede l'intercessione dei santi e dei defunti per il massimo rendimento nelle attività agricole. Tanto ortodossa nella sua realizzazione quanto efficace è la suonata della Novena nataliza chiamata dal popola la Sordomuta consistente in una serie di colpi più ravvicinati possibili dei battagli, sui bronzi che iniziano e smettono di suonare anche qui secondo un'ordine scritto. Eccetto per la piccola, per importanza storica citiamo i fonditori nell'ordine delle note musicali appena elencate, Loreto Mari (Torre de' Passeri), GiovanBattista Donati (AQ) già fonditore del Campanone di Gubbio e Angelo Mari (AQ) allievo di quest'ultimo (per informazioni più dettagliate rimandiamo alla parte relativa al censimento di questa zona).
Per questo luogo più che di tecnica autoctona si può parlare quindi di tradizione, tra i rarissimi esempi ad essere sommersa e commoventemente risorta per lo più ad opera di giovani.
SISTEMA ROMANO
Si vuole spendere due parole su quello che alcune pubblicazioni chiamano sistema di montaggio "alla Romana" indicando probabilmente un sistema di montaggio a slancio in cui la campane è messa in oscillazione da un staffa solidale con il ceppo alla cui estremità opposta è fissata una fune. Possiamo trovare analogamente la staffa fissata ad una struttura triangolare chiamata cavalletta o capretta (probabilità quest'ultima che aumenta con l'aumento delle dimensioni). Con questo sistema di suono si tirano le funi dal basso, e non è possibile personalizzare le suonate se non partendo in sequenza e lasciando poi l'oscillazione casuale oppure facendo si che le campane rintocchino da entrambe le parti sin dal momento della loro partenza. In alcune publicazioni storiche sulle campane dell'Urbe si parla spesso di doppio indicando con questo termine sia un certo tipo di segnale a campane ferme con una sequenza specifica di suoni, sia il complesso campanario in se (un po' come si fa in Emilia ed in certe parti della Toscana).
Per quanto riguarda il suono manuale in altre parti del Lazio ad oggi non si hanno notizie e mentre la ricerca continua stiamo attendendo alcune risposte da vari luoghi in cui pare si sia conservato un suono tradizionale locale.
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