Gli echi muti di una grande scultura sonora

Chi si interessa di campanologia e, in generale, di campane e campanili, è certamente consapevole del fatto che la campana, per emettere un suono, ha bisogno di essere colpita, anche piuttosto violentemente per poter essere udita a distanza, dal proprio battaglio o da un percussore. La teoria insegna infatti che la campana è un idiofono, cioè non vi è distinzione tra sorgente sonora e corpo dello strumento, ma è l’intero vaso che, urtato, entra in vibrazione ed espande attorno a sé le proprie onde acustiche.

La massa metallica costituente il vaso bronzeo, tuttavia, è in grado di reagire in senso opposto: le vibrazioni del volume d’aria circostante, che in termini informali possiamo indicare con rumori ambientali, sono capaci, seppur con intensità impercettibili ai sensi umani, di stimolare le pareti della campana, specialmente se tali suoni combaciano o si avvicinano alle frequenze proprie di risonanza dello strumento.

Da questa intuizione nasce l’idea dell’installazione artistica “Gli echi muti di una grande scultura sonora – Il Campanone di San Pietro” di Bill Fontana applicata al concerto campanario della Basilica di S. Pietro a Roma, ideata e curata dall’Amb. Umberto Vattani e Valentino Catricalà. Il paesaggio sonoro della Città Eterna, captato sotto forma di microvibrazioni dai bronzi del Vaticano, viene acquisito da appositi trasduttori applicati sulla superficie esterna di ciascun vaso, consegnato a un’elettronica di amplificazione e reso udibile nel portico della Basilica ai fedeli che si apprestano a varcare la Porta Santa.

Ogni campana ha una nota musicale e una struttura tonale differente, che le conferisce sia una voce peculiare quando suona, sia una capacità specifica di interagire con le vibrazioni esterne, privilegiando alcune frequenze ed attenuando le altre. Per questo l’interessante installazione permette letteralmente di ascoltare i rumori dell’Urbe nel modo esclusivo con cui le campane, costantemente, fanno.

“Il fatto fisico che queste campane siano stimolate armonicamente dai suoni ambientali”, afferma l’artista statunitense - una delle maggiori autorità nel campo dell'arte sonora, “è un fenomeno che rende questa scultura udibile come un'opera d'arte vivente. Ciò è possibile grazie a una rete di sensori di vibrazione chiamati accelerometri [...] che trasmettono simultaneamente gli echi armonici risonanti all'interno di queste campane [...] sollecitate dai rumori del paesaggio che circonda Piazza del Vaticano e la Basilica di San Pietro [...] per una potenziale distribuzione in qualsiasi parte del mondo”. L’installazione renderà possibile infatti l’ascolto degli echi del Valadier anche in altre parti del globo, fra cui merita menzione il padiglione del Vaticano in allestimento presso l’Expo di Osaka, in Giappone.

Un’installazione artistica unica nel suo genere, seconda in termini cronologici a quella che coinvolse le campane della Cattedrale di Notre Dame nell’estate 2022 e ideata dal medesimo artista, che consegna al panorama campanologico italiano un modo diverso di apprezzare e valorizzare il patrimonio campanario, certamente distante dalla fruizione intuitiva e tradizionale, ma forse proprio per questo ancora più carico di fascino e suggestione. Non più solo, cioè, strumenti capaci di trasmettere e comunicare un messaggio, di fede e di speranza, ma anche “giganti orecchie di bronzo”, insospettabili pazienti ascoltatori della società e dell’ambiente antropico e naturale.

Al seguente link è possibile ascoltare un estratto delle registrazioni:
https://resoundings.org/Pages/Silent_Echoes_of_the_Campanone_at_the_Vatican.html

Paolo Bordoni